Europa delle regioni

Da alcuni mesi la Spagna è senza governo. Pare cavarsela bene, comunque.

Prima della Spagna, per diverso tempo il Belgio attraversò un periodo simile, di assenza del governo centrale. Non mi pare ci siano stati problemi rilevanti.

Probabilmente perché si tratta di due Paesi dove le autonomie locali sono in grado di gestire la maggior parte dei problemi di gestione della cosa pubblica.

Questi esempi mi fanno pensare che il futuro dell’Europa non sia creare una confederazione di stati, ma una federazione di regioni autonome. Regioni che vanno ridefinite, come estensione territoriale e come compiti (e come classe dirigente: in Italia, purtroppo, abbiamo avuto esempi negativi, a tale proposito).

Una occasione da non perdere è la riscrittura, ad esempio, dello statuto delle regioni a statuto speciale italiane, conseguente alla riforma costituzionale oggetto di referendum.

Sulla base di queste trattative si dovrebbe procedere a ridefinire i compiti delle Regioni Speciali, ma in generale ripensare la funzione delle autonomie locali, restituendo dignità e portando a maturazione un processo federalista che è stato vanificato da una confusa definizione degli assetti istituzionali degli enti locali e dalla insufficienza di classi dirigenti, inette ed improvvisate, che hanno utilizzato l’autonomia locale solo a proprio favore con costi insopportabili per la popolazione.

Nonostante i risultati finora non siano stati quelli desiderati ritengo che il regionalismo vada rilanciato, con opportuni correttivi: il ridisegno territoriale e la precisa definizione delle competenze e delle responsabilità.

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