Territori dell’abusivismo

Il fenomeno dell’abusivismo edilizio è alla base di tanti problemi dell’Italia contemporanea, anche perché è particolarmente diffuso in aree sottoposte a tutela paesaggistica o a rischio sismico , idrogeologico, o in aree urbane storiche nelle quali viene alterata la fisionomia o la statica degli edifici a causa di interventi errati.

L’argomento è tornato sulle pagine dei giornali locali per via della necessità di demolire alcune costruzioni abusive nell’area metropolitana di Cagliari, situate nell’area del Parco di Molentargius – Saline, presenti da diversi decenni.

Il principale ostacolo alla soluzione è certamente la mancanza di coscienza da parte della maggioranza della popolazione dei danni provocati dal fenomeno e la scarsa informazione sui costi per la comunità, scarsamente coperti dalle sanzioni, quando anche vengano irrogate, o dai tributi riscossi in occasione delle sanatorie: incassi che non coprono i costi per le infrastrutture (strade, acqua potabile, acque reflue, elettricità, servizi telefonici eccetera) e meno che mai i danni all’ambiente ed al paesaggio, oltre allo stravolgimento del tessuto urbano causato da una espansione non pianificata.

La scarsa qualità dei manufatti realizzati in regime di abuso, la assoluta assenza di controlli relativamente alla statica, alla progettazione architettonica, al consumo energetico di tali fabbricati farebbe propendere verso la scelta di demolire.

Purtroppo anche i costi demolizione e smaltimento delle macerie spesso gravano sulle amministrazioni locali, in quanto i proprietari finiscono per disfarsi delle strutture insanabili ed è difficile, se non impossibile, recuperare alcunché.

l’alternativa alle demolizioni è il riutilizzo, anche parziale, delle costruzioni abusive per fini sociali, dove la permanenza dei manufatti non comporti danni ecologici e paesaggistici. Vi sono esempi virtuosi di tale tipo di scelta, che deve comunque partire dall’esproprio e realizzare un risarcimento per la comunità.

La mancanza di coscienza comunitaria ed un malinteso senso di solidarietà verso gli abusivi completa il quadro in cui si trovano ad operare le amministrazioni che cercano di affrontare il fenomeno, col risultato che chi prende provvedimenti rischia di perdere consenso elettorale ed il cambio di amministrazione vanifica le scelte fatte in precedenza.

Il primo punto è informare per fare crescere la consapevolezza da parte di tutti, e creare sistemi informativi per tenere sotto controllo il fenomeno. Infatti uno dei problemi che le amministrazioni devono affrontare è il proliferare di abusi in occasione dell’annuncio di condoni. Il ruolo delle associazioni, a partire da quelle delle professioni, è cruciale per favorire una cultura della legalità.

È necessario quindi realizzare un controllo del territorio attraverso una documentazione fotografica, oggi resa più economica ed accurata dall’uso di droni, e comunque la creazione di banche pubbliche di dati e immagini da mettere a disposizione di tutti gli interessati in modalità Open Data.

Occorre, inoltre, una gestione omogenea del fenomeno, per evitare incoerenza fra le amministrazioni e per rafforzare l’opera di prevenzione, controllo e repressione da parte delle amministrazioni locali, per evitare che le pressioni messe in atto sul territorio ne influenzino le scelte, specie attraverso ricatti ed altre azioni criminali.

Il tema degli abusi edilizi in Italia e particolarmente nel Meridione è ampiamente trattato nel saggio Territori dell’abusivismo (AA.VV., Donzelli editore, marzo 2018). Vengono esaminati alcuni casi emblematici e si propone una linea di comportamento per le amministrazioni che devono affrontare il problema, nell’ambito nazionale e locale. È presente anche l’analisi di un caso di abusivismo di seconde case in Sardegna (Baccu Mandara).