Riunione Circolo La Palma 20 gennaio 2023

Proposte e discussioni sul prossimo congresso nazionale e sui congressi locali in Sardegna
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enzostra
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Riunione Circolo La Palma 20 gennaio 2023

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Venerdì sera, 20 gennaio 2023, al Circolo La Palma ci siamo riuniti per discutere del Congresso del Partito Democratico. Dopo l’introduzione di Enzo Strazzera, sono intervenuti diversi compagni che hanno proposto svariati temi, che intendiamo proporre durante il percorso congressuale, locale e nazionale. In primo luogo la sanità: la mancanza di medici, le difficoltà di formarne in numero sufficiente, l’allarme lanciato da Andrea Loviselli rispetto al pericolo di vedere soppresse le facoltà di medicina nell’isola per via dell’insufficiente numero di posti letto nelle strutture universitarie, la difficoltà di ottenere prestazioni di qualità in tempi adeguati.
La necessità di ricostruire una comunità intorno al PD, che permetta la scelta di candidati validi per le cariche elettive e per dirigere il partito.
Si è discusso di scuola e Università, sia per quello che riguarda temi nazionali, come la rivalutazione della figura dei docenti, che temi locali, come la chiusura di diverse autonomie scolastiche e l’impoverimento dell’offerta formativa nel territorio.
E’ stata messa in evidenza la debolezza del sistema Italia nell’offerta sia di formazione universitaria di qualità che nella tipologia e numero di opportunità offerte ai neolaureati, che sta portando un’ampia fascia di persone qualificate a scegliere di studiare o lavorare all’estero, con un impoverimento del Paese.
Occorre formare professionalità per affrontare i cambiamenti attivati dalla evoluzione tecnologica, dalla necessità di contrastare i cambiamenti climatici e dalla globalizzazione, professionalità oggi carenti nel Paese.
Si è ricordato come sono state perse occasioni nel momento in cui il PD ha governato il paese, di realizzare riforme importanti e necessarie (scuola, cittadinanza, diritti civili) per via dell’incapacità di comunicare correttamente quanto veniva proposto e ottenere quindi un sostegno popolare che permettesse di vararle. Ultima, ma non per importanza, la proposta di ripristinare la tassa di successione, presente in tutti i paesi avanzati, e forma di redistribuzione della ricchezza presente nel paese.
Il tema della redistribuzione della ricchezza viene visto come un tratto essenziale per restituire forza e credibilità al Partito, a cui si chiede di essere più presente sul territorio, specie dove è maggiore il disagio, e di organizzarsi secondo un modello di rete di cui i nodi siano i Circoli e abbandonare l’attuale struttura piramidale che da poco spazio agli iscritti.
In particolare è stata sottolineata la scarsa attività di promozione di iniziative da parte del Partito in sede locale ed in particolare nella città di Cagliari, dove si registra anche la difficoltà a tenere aperti ed attivi alcuni dei Circoli.
E’ stato rimarcato che l’attrattività del Partito verso la classe operaia è ai minimi storici, per cui è necessario che si torni ad occuparci dei temi del lavoro.
Si è lamentata la sempre crescente mancanza di servizi sui territori e la necessità di trovare soluzioni innovative per sopperire, ad esempio attraverso servizi mobili su camper, ma anche promuovendo l’accorpamento di Comuni troppo piccoli, perché possano erogare alla popolazione un minimo essenziali di servizi.
Diversi interventi hanno toccato il tema dell’organizzazione del Partito. Centrale il tema delle scelte delle candidature, su cui iscritti e Circoli hanno ben poco peso, ma anche la necessità di richiedere agli eletti ed ai rappresentanti del Partito nelle istituzioni uno spirito etico, una responsabilità che faccia si che si ricostruisca con l’elettorato un rapporto di fiducia, purtroppo perso o affievolitosi da tempo. L’illusione di poter riconquistare l’elettorato tramite strumenti di comunicazione di massa o attraverso l’uso dei social media è presto svanita, occorre tornare a lavorare concretamente sul territorio, ricostruire contatti personali. Occorre formare una nuova classe dirigente del nostro partito, che possa proporsi per tutti i livelli di amministrazione.
La democrazia è in crisi in tutti le nazioni occidentali, ha rilevato Antonello Cabras, ricordando che nessun paese fra i G7 ha maggioranze definite e stabili, ma si sono rese necessarie forme di convivenza fra partiti in contrasto fra loro; il capitalismo non garantisce più il benessere diffuso come un tempo. Ed è in atto una riconversione della produzione verso le tecnologie verdi, promossa dall’industria prima che dai governi. Se non cogliamo gli elementi di cambiamento non riusciremo a trovare le soluzioni corrette e proporre una visione politica innovativa all’elettorato, condannandoci alla marginalità.
Riprenderemo i temi richiamati durante la conversazione nelle prossime riunioni, ringraziamo tutti gli intervenuti. In ordine di intervento: Filippo Petrucci, Rita Polo, Gianni Marilotti, Alfonso Damiano, Andrea Loviselli, Andrea Argiolas, Stefano Lenza, Caterina Turri, Stefano Serreli, Lidia Roversi, Elsa Ranno, Adriano Colosimo, Antonello Cabras.
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Re: Riunione Circolo La Palma 20 gennaio 2023

Messaggio da enzostra »

Ricevo da Sergio Vacca questo contributo, che riporto di seguito:

Nel verbale redatto e pubblicato da Enzo Strazzera, relativo alla riunione del Circolo tenuta il 20 gennaio, rilevo alcuni spunti di interesse per proseguire la discussione su alcuni dei diversi temi trattati. Mi soffermo, tuttavia, su un punto dell’intervento di Antonello Cabras che evidenzia come sia in atto “la riconversione della produzione verso le tecnologie verdi, promossa dall’industria prima che dai governi”. Osservazione che, da un lato, mette in evidenza la vivacità innovativa dell’apparato industriale italiano, in tutte le sue articolazioni, per altro verso richiama l’assenza di lungimiranza da parte di chi governa la cosa pubblica, sia che si tratti dello Stato, sia che si tratti delle Regioni, che si esprime con l’assenza degli indispensabili indirizzi programmatici. Ne consegue che ampi spazi siano occupati dall’iniziativa privata, determinando spesso forti discrasie a livello territoriale.

Per esemplificare, tale è il caso del ricorso alle energie rinnovabili, che per come viene affrontato in assenza di una seria pianificazione, è considerato in Sardegna argomento divisivo. Si va determinando, in questi ultimi tempi, una sorta di Far West per l’attività egemonica delle società proponenti nei riguardi dei diversi territori “vocati” dell’isola e, più specificamente, degli Enti Locali che li rappresentano e rappresentano le loro popolazioni e le relative attività economiche.

Per poter ragionare sulla produzione energetica da fonti rinnovabili in Sardegna, occorre partire dal presupposto della ineluttabilità della transizione dalle forme di produzione energetica, attualmente predominanti, basate sull'uso di combustibili fossili, verso modalità fondate sull'utilizzazione di energie rinnovabili (vento, radiazione solare, idroelettrico, geotermia, mare). Limitando, tuttavia, l'attenzione alle forme di utilizzazione della radiazione solare e, perciò, ai problemi connessi alla realizzazione dei relativi impianti, vanno in tutta evidenza considerati gli impatti che possano determinarsi, che riguardano l’ambiente, il paesaggio come mosaico paesaggistico e l’economia locale.

La transizione energetica richiede, in primo luogo, un approfondimento sulla tipologia dei sistemi che si ritiene di poter utilizzare in ragione delle potenzialità produttive energetiche del territorio; nel nostro caso radiazione solare e morfologia dell’area. Per quanto riguarda i sistemi di captazione dell’energia solare, attraverso l’analisi radiometrica, può essere valutata la produttività energetica di un’area; per quanto attiene alla condizione morfologica, deve poter essere assicurata l’uniformità dell’esposizione alla radiazione solare, per cui vengono prese in considerazione in prevalenza le aree pianeggianti.

L'esame delle aree riguarda pertanto una serie di profili, sia di carattere fisico-ambientale, sia di carattere normativo. Per la scelta del sito, occorre tener conto delle Direttive della RAS che, sulla scorta delle direttive statali, contenute nelle “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili di cui al DM 10 sett. 2010” (G.U. n. 219 del 18 sett. 2010), ha emanato indirizzi per “Individuazione delle aree e dei siti non idonei all'installazione di impianti fotovoltaici a terra”. La norma contiene quindi una lista di undici tipologie di aree dichiarate non idonee all’installazione di impianti fotovoltaici. Riguardo al resto del territorio: Niente! Solo che, la gran parte delle richieste presentate dalle società che intendano installare impianti fotovoltaici, riguardano terre a destinazione agricola, classificate nei Piani Urbanistici Comunali "E-agricola".

Da qui, i conflitti, che oramai sono materia comunemente trattata nei Tribunali, che vedono tra i soggetti deputati a rappresentare i territori, gli amministratori degli Enti Locali.

Le proposte delle società installatrici di impianti fotovoltaici sono generalmente basate su uno studio preliminare ambientale, che normalmente evidenzia, in modo parziale, la presenza di altri carichi di produzione energetica, limitandosi semplicemente a riportare la notizia della loro esistenza nel territorio; non valutandone tuttavia il peso complessivo sulle superfici agrarie. Tale analisi non dovrebbe essere affrontata nell’ambito della progettazione di un singolo impianto, ma dovrebbe discendere dalla definizione di una Pianificazione attuativa di settore, sulla collocazione complessiva degli impianti sui territori, valutandone i limiti e le mutazioni indotte all'economia locale dalla modifica forzosa degli usi tradizionali del territorio. Allo stato attuale non esistono riferimenti normativi che impongano la redazione di uno strumento capace di governare l’insieme delle trasformazioni per la realizzazione di infrastrutture energetiche; fino ad ora l’unico riferimento è la “valutazione degli impatti cumulativi” in sede di VIA, meglio se di VAS, Valutazione Ambientale Strategica, prevista con la Direttiva 2014/52/UE, per diverse categorie dimensionale di impianti.

La Regione Sardegna non ha mai voluto affrontare questo problema, fortemente divisivo, in termini pianificatori. Ne ha gli strumenti, sia di natura normativa, sia tecnica, sia di credibili informazioni sui propri territori, che possano manifestare anche una “vocazione energetica solare”.

Il riferimento va all’indagine sulle aree irrigabili della Sardegna, normalmente pianeggianti, censite e studiate, per una superficie di circa 420 mila ettari, nell'ambito del processo di pianificazione del settore agricolo, dall’Ente Autonomo del Flumendosa, con la finalità di individuare le aree potenzialmente irrigabili dell’ isola, realizzato all'interno del Piano Acque Sardegna; questo studio è stato realizzato tra gli anni 70 ed 80 del 1900, pubblicato nel 1986 e tuttora in corso di validità.

La pianificazione della produzione energetica su base fotovoltaica, di stretta competenza della RAS, individuate quindi le aree a maggiore “vocazionalità energetica”, tuttavia con minor impatto sui territori, effettuata quindi la verifica della minore “ vocazionalità agricola/irrigua delle terre”, dovrebbe prevedere la trattativa con gli EELL per individuare la possibilità di una equa distribuzione programmata degli impianti in diverse aree dell’isola.
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