Pertito Democratico Sardo Federato - Odg per il Congresso Regionale - Tore Cherchi e Gianmario Demuro

Proposte e discussioni sul prossimo congresso nazionale e sui congressi locali in Sardegna
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enzostra
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Pertito Democratico Sardo Federato - Odg per il Congresso Regionale - Tore Cherchi e Gianmario Demuro

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ODG PER IL CONGRESSO REGIONALE

Il Partito democratico della Sardegna dovrà essere federato al partito nazionale sulla base di un patto politico programmatico e rappresentare il popolo sardo in coerenza con una acquisizione fondamentale del costituzionalismo democratico del Novecento: il federalismo.


1.La concomitanza dei congressi nazionale e regionale comprime inevitabilmente la discussione soprattutto quella riguardante la dimensione regionale. Nonostante questo limite, il Congresso regionale deve rispondere al suo scopo ineludibile di deliberare la piattaforma programmatica e la linea politica e di formare un gruppo dirigente incaricato di attuarle. Questi obiettivi e questi compiti sono propri di un Congresso nel quale fisiologicamente verranno a confrontarsi più valutazioni e più proposte.
Al dibattito pluralistico deve tuttavia accompagnarsi la convergenza unitaria sugli obiettivi politico-programmatici fondamentali e sul carattere del partito. L’unità e la coesione sul programma fondamentale e sul carattere del partito, infatti, ne determinano l’identità. Unità e coesione sulle questioni fondamentali sono tanto più necessarie perché il Congresso regionale si svolge nel contesto di un Congresso nazionale convocato come “costituente” all’indomani della grave sconfitta politica ed elettorale del settembre scorso. Il Partito Democratico della Sardegna ha il dovere di esprimere nel Congresso nazionale costituente una propria posizione su alcuni punti fondamentali che si collochi oltre le mozioni per l’elezione delle segreterie politiche.
Per queste ragioni si propone al dibattito dei circoli e a ogni altro luogo di discussione congressuale un ordine del giorno da esaminare distintamente dalle mozioni nazionali e regionali. Sulla base di questa discussione, gli organi territoriali e regionali eletti procederanno alla definizione conclusiva del testo del documento perché divenga impegnativo per l’insieme del Partito Democratico della Sardegna e costituisca la base del suo rapporto con l’insieme del Partito Democratico nazionale.

2.Per definizione il Partito Democratico della Sardegna deve fondarsi sulla sua piena soggettività politica. Deve, dunque, costituirsi in organizzazione autonoma, federata con il Partito Democratico italiano sulla base di un patto politico e programmatico. Dovrà dotarsi di uno statuto e di un simbolo propri, deliberare sulla formazione delle liste circoscrizionali per l’elezione del Parlamento attraverso il ricorso a pratiche partecipative e con l’effettivo rispetto della parità di genere.
L’autonomia formale non è in sé una garanzia di buona azione politica. L’autonomia, infatti, può essere svilita in pratiche correntizie portatrici di fenomeni degenerativi tanto nella vita interna all’organizzazione regionale quanto nel rapporto fra questa e il partito nazionale. L’autonomia deve essere anzitutto, invece, un modo coerente e responsabile di porsi come soggetto politico proteso verso la costruzione di un’autonomia integralmente democratica, e cioè aperta, inclusiva e territorialmente articolata, del popolo sardo per il suo progresso civile, sociale  economico nell’attuale contesto di sfide epocali su scala globale.

3. A tal fine bisogna partire dalle questioni centrali caratterizzanti la linea della nostra azione politica e il contenuto del patto politico programmatico dell’organizzazione autonoma sarda con il PD.

Nonostante gli innegabili e sostanziali progressi, in Sardegna persiste irrisolta una grave questione sociale che si riassume in una disoccupazione che ristagna cronicamente intorno alle centomila unità, nella precarietà del lavoro, nella povertà di una parte importante della popolazione, nella scarsità di opportunità per i giovani e nell’emigrazione. Quasi la totalità della popolazione individua nella questione sociale il problema più grave.
Questo stato di malessere sociale, divenuto pressoché cronico, si è intersecato con l’emergenza pandemica che ha accentuato i problemi economici e ha messo in luce lo scadimento dei servizi sanitari e sociali.
Nell’Isola sono stati mancati traguardi di importanza decisiva, fra i quali gli obiettivi concernenti il livello dell’istruzione: permane una elevata dispersione scolastica e la percentuale di giovani laureati sotto i 35 anni è circa il 22% nel 2019 a fronte di un obiettivo europeo di convergenza del 40% entro il 2020.
Lo spopolamento dei territori interni, aggravato dal complessivo arretramento demografico dell’Isola, è l’ulteriore problema di portata strategica. Le misure varate per contrastare lo spopolamento dei territori interni, sinora non hanno prodotto i risultati programmati e annunciati.

Da questo insieme di questioni irrisolte e in una certa misura aggravate, nasce la sfiducia verso il futuro e, quindi, verso le istituzioni e i partiti che si sono alternati al governo della Regione e del Paese. Può dirsi che l’Autonomia speciale sia stata progressivamente svuotata, dall’interno e dall’esterno, della funzione propria di strumento di autogoverno del popolo sardo per il superamento di ogni forma di dipendenza economica, sociale e culturale, per una società più libera e più democratica. Occorre un nuovo corso della nostra autonomia perché sia risolutivo dei nostri problemi. Lo si deve avviare dall’interno, col massimo di apertura al confronto con gli altri, e col massimo impegno di tutte le nostre risorse intellettuali, materiali, morali.

4. L’autonomia è libertà. Libertà che si realizza non solo ma innanzitutto nel lavoro dignitoso. Il Partito Democratico della Sardegna assume, dunque, l’obiettivo della piena e buona occupazione di uomini e di donne come obiettivo centrale della sua azione.
Agisce sempre e coerentemente per realizzare la condizione di parità fra donne e uomini. La parità si misura sui risultati e non semplicemente sulle opportunità.
Il nostro partito guarda a un modello di sviluppo che riconcilia genere umano e natura. Gli obiettivi sottesi comportano trasformazioni epocali della struttura economica e sociale e anche rischi di alti prezzi sociali nella transizione. In questo passaggio di portata storica si constata l’insufficienza del mercato e della sua pretesa capacità di autoregolarsi. Avremo necessità di una nuova idea di Stato e Regione innovatori e provvidenti. Per la loro oggettiva incidenza, bisogna riferirsi anche al complesso degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Spopolamento e declino dei territori interni sono questioni connesse. Serve una politica radicalmente nuova per superare i limiti e i fallimenti delle politiche praticate.
Istruzione, salute, accesso ai servizi sociali di qualità, mobilità, sono diritti universali di cittadinanza. Molti e molte non possono accedervi. Bisogna rivalutare la funzione primaria delle Istituzioni pubbliche riconoscendo che politiche squilibrate di riduzione eccessive della spesa confuse con l’efficienza, hanno limitato, o addirittura precluso, l’accesso a questi diritti di una parte della popolazione più debole.
5. Il Partito Democratico della Sardegna agisce per la pace. e, in particolare, perché il Mediterraneo sia luogo di cooperazione e di pace privo di armi nucleari.
6. Il nostro è un partito autonomista e federalista. L’autonomismo e il federalismo fondati sulla responsabilità, sulla cooperazione e sulla solidarietà, per ragioni generali e primarie, costituiscono una prospettiva politica di crescente attualità e utilità per il nostro tempo. Il nostro è il tempo in cui alla globalizzazione liberista si è risposto in molte parti del mondo con il ritorno di un nazionalismo non di rado xenofobo. Il prevalere dell’uno o dell’altro fenomeno e degli interessi sottostanti determinerà esiti in ogni caso negativi. Serve una via alternativa, politica e istituzionale. In questo quadro, i principi dell’autonomia e del federalismo sono fondativi di una teoria e di una prassi portatrici di soluzioni positive dei problemi più critici della società: la pace tra gli stati e i popoli, il controllo democratico della globalizzazione dell’economia, il governo delle grandi questioni planetarie come la protezione dell’ambiente, le disuguaglianze territoriali. Sono anche i principi che devono guidare la costruzione dell’Unione politica dell’Europa. L’Unione Europea vive una fase ancora incerta della sua storia, ma è sbagliato e dannoso disconoscere il ruolo fondamentale che essa ha svolto nella preservazione della pace, nell’affermazione dei diritti di cittadinanza e nella costruzione di un’identità europea permeata di valori umanistici e solidali. Il problema maggiore per il suo futuro è ancora d’ordine politico e costituzionale. Si deve dare nuovo impulso al processo costituente per avere una Federazione di Stati.
7. L’aspirazione autonomistica è profondamente radicata nella cultura del popolo sardo, che ha sempre inteso l’autonomia come espressione di libertà: come libertà da ogni vincolo che non sia posto per il bene comune e non sia necessario al riconoscimento della coesistenza dei diritti altrui; e come libertà di autogoverno, intendendo per tale la possibilità di occuparsi responsabilmente della costruzione del futuro del popolo sardo, provvedendo alla conservazione e potenziamento delle sue risorse materiali, culturali e storiche, in una prospettiva di sviluppo sostenibile e di innovazione creativa. Per i suoi caratteri più propri l’autonomia, come l’hanno intesa i maggiori pensatori democratici, non ha niente a che vedere con il passatismo o la separatezza: con il passatismo perché non guarda alla storia per alimentare ideologie di conservazione, ma per acquisire le consapevolezze necessarie a progettare il futuro; con la separatezza perché l’autonomia è dialogo e rapporto con gli altri. Per chi, come il Partito Democratico sardo, si propone di rilanciare i temi dell’autonomia e del federalismo sul solco della grande tradizione federalista sarda, italiana ed europea, ogni forma di separatismo non ha basi storiche ed è senza prospettiva futura. Viceversa il federalismo è parte viva della nostra storia e dobbiamo perciò riproporlo come obiettivo politico fondamentale nel quadro sia italiano che europeo. Federalismo, dunque, ma con il potenziamento del principio di autonomia come aspirazione di libertà.
Sappiamo che la congiunzione tra l’idea di Stato e il federalismo determina la trasformazione dello Stato in Stato federale in cui è l’autonomia che rafforza la libertà individuale. Nei sistemi federali democratici e solidaristici si condivide, infatti, l’idea che la democrazia si attua in ogni livello di governo e, pertanto, che esse siano fondati sul rispetto delle libertà individuali e sulle garanzie delle minoranze. Peraltro anche nelle democrazie regionali si afferma un’analoga concezione della democrazia, ossia l’autonomia di ogni individuo si rafforza nell’autogoverno delle comunità regionali che compongono la Repubblica. Costruendo il Partito democratico della Sardegna possiamo riportare l’autonomia regionale a rifondarsi nella partecipazione democratica, definendo il nostro destino nell’Unità della Repubblica.
8. Rivendicare autonomia significa non solo rivendicare poteri propri ma anche esercitare responsabilità nel contribuire alla formazione delle decisioni comuni. In particolare, in Italia, la questione autonomistica riguarda in misura rilevante la presenza e la partecipazione delle Regioni e delle autonomie territoriali - in primis di quelle fondate su motivazioni storiche e identitarie sostanziali - negli organi decisionali nazionali, legislativi e amministrativi. La riforma costituzionale del 2001 ha introdotto principi tipici degli Stati federali ma se da un lato ha esteso i campi d’intervento del complesso delle autonomie territoriali, dall’altro lato non ha innovato coerentemente il loro ruolo negli organi centrali della Repubblica. Occorre superare questo limite, completando la riforma verso l’obiettivo di rafforzare il loro ruolo negli organi centrali della Repubblica, a partire dalla riforma del bicameralismo con la costituzione di un Senato delle Autonomie dotato di poteri effettivi e con la conseguente partecipazione delle Regioni alla formazione della Corte Costituzionale. La piena partecipazione delle Regioni ai processi di determinazione delle scelte di politica economica con rilievo nazionale e sovranazionale comporta assunzioni di responsabilità sia in termini di spesa efficiente e sostenibile sia nell’esercizio del prelievo fiscale indispensabile per garantire l’equilibrio di bilancio.

9. La ripresa del processo riformatore in senso federale di cui l’Italia ha bisogno incontra, però, forti ostacoli. La situazione è confusa. Da un lato si praticano e si rafforzano le politiche fortemente accentratrici. Da un altro lato emergono tensioni centrifughe e disgregatrici che si manifestano innanzitutto nella specifica tipologia di autonomia differenziata che la Lega e il Governo di centro-destra vorrebbero attribuire a talune regioni del Nord. Al riguardo il nostro dissenso è netto e riguarda non l’Art. 116 della Costituzione posto a fondamento della autonomia speciale e del regionalismo ma piuttosto lo specifico modello di differenziazione propugnato dalla Lega e dal Governo. L’obiettivo di questo autonomismo leghista riguarda innanzitutto la distribuzione del gettito fiscale. Se questo obiettivo fosse raggiunto si produrrebbe un risultato tale da minare la parità di accesso dei cittadini a diritti fondamentali quali l’istruzione e la salute. Ed è ben singolare (e incomprensibile nella prospettiva della tradizione autonomista sarda e sardista) che il P.S.d’Az, alleandosi con la Lega, si sia allineato a una politica che alla Sardegna può fare soltanto del male.
Perché progredisca l’insieme del Paese occorre che la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP), costituzionalmente necessarie, siano accompagnate dagli stanziamenti finanziari per le risorse materiali (infrastrutture) e umane a favore delle Regioni del mezzogiorno e insulari. Infatti, la definizione dei LEP senza gli stanziamenti delle risorse finanziarie a favore del Meridione rimarrebbe sulla carta. Per le regioni insulari deve essere dato seguito alla riforma costituzionale concernente la compensazione degli svantaggi derivanti dall’insularità. dando immediata operatività alla commissione bicamerale istituita dal Parlamento su iniziativa dei parlamentari PD sardi.

10. Nell’intera storia dell’istituto regionale, salvo limitati periodi, il suo rapporto con i territori e con le autonomie locali è stato caratterizzato da un marcato centralismo. La Regione deve caratterizzarsi per le sue funzioni legislative e di governo e ridurre sostanzialmente funzioni e apparati che vanno trasferiti verso gli enti territoriali costituzionalmente titolari della funzione amministrativa. Occorre, dunque, lavorare per l’applicazione concreta dell’articolo 118 della costituzione che prevede l’attribuzione delle funzioni amministrative ai Comuni anche favorendo la loro cooperazione per realizzare, in tal modo, il rispetto dei “principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza”.
Gli strumenti per praticare un vero federalismo interno e per avviare e per attuare la riforma sono nelle mani del Consiglio regionale. Se la riforma spesso annunciata non è stata fatta, si deve soprattutto all’opposizione di chi non vuole spostare una quota significativa del potere pubblico dal palazzo regionale di Cagliari (e dalla rete dei palazzi minori), alle Comunità, diffuse sul territorio. La difficoltà della riforma risiede dunque nella debolezza di volontà politica democraticamente orientata. La comunità dei Democratici Sardi, il Congresso del PD della Sardegna impegna ad agire tutte le sue rappresentanze istituzionali per rianimare e rafforza questa volontà.


Questo documento ha acquisito la condivisione di Piero Comandini, Maria Francesca Fantato, Giuseppe Meloni, Benedetto Barranu, Anonello Cabras, Emanuele Cani, Tore Cherchi, Gianmario Demuro, Ivana Dettori, Gianfranco Ganau, Silvio Lai, Giorgio Macciotta, Siro Marrocu, Giannarita Mele, Maria Obino, Caterina Pes, Rossella Pinna, Ivana Russu, Francesco Sanna, Giovanna Sanna, Mario Tendas, Pietro Morittu, Davide Burchi, Roberto Deriu, Mauro Esu, Jacopo Fiori, Matteo Lecis Cocco Ortu;, Franca Cherchi, Giacomo Guadagnini, Manuela Sanna, Giorgio Caredda, Antonio Solinas, Guido Tendas, Gabriele Calvisi, Giampiero Vargiu, Nardino Degortes, Luigi Lotto, Giuseppina Demurtas, Francesco Carboni, Raffaele Felce, Maria Antonietta Muroni, Alberto Paba, Salvatore Boeddu, Fabbrizio Fenu, Cristina Deidda, Antonello Lullia, Domenico Piccinnu, Ignazio Pau, Antonella Madau, Tonino Loi, Giusi marrosu, Giampaolo Mameli, Antonietta Fois, Tore Sanna, Marco Murgia, Giambattista Orrù, Tonino Loi
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